Valentina Ruble – Progetto 29 giorni

Ott 10, 2019

2003. Stati Uniti d’America. Angelina Jolie scrive una lettera al New York Times.
“Ho svuotato i seni e presto mi farò togliere tube e ovaie perché nel mio DNA ho un gene difettoso che predispone al tumore ereditario del seno e dell’ovaio. Si chiama Brca1.”
Il mondo è scioccato.
Dapprima definita pazza come tante dive, qualche anno più tardi anche l’Italia cambia la sua opinione sulla decisione presa dalla Jolie.
Perché quel gene esiste. E non è l’unico che, se mutato, predispone al tumore del seno e dell’ovaio.
Lo sa bene la padovana Valentina Ruble che nel 2013, con una bimba di pochi mesi, scopre un nodulo al seno. Tutti credono sia una cisti lattea, in verità è un tumore tra i più aggressivi che esista. Lei, 36 anni, è sconvolta. Lei, come Angelina Jolie, è mutata nel gene BRCA1, ereditato dal papà, che a sua volta lo ha ereditato dalla mamma, anch’essa ammalata di tumore al seno in giovane età.
Valentina affronta tutto il percorso, optando, dopo la chemioterapia, per lo svuotamento di entrambi i seni. Perché se sei mutata in quel gene, la percentuale di ammalarsi anche all’altro è altissima. Tutto sembra procedere per il meglio quando, meno di 3 anni dopo, il tumore si ripresenta. Questa volta al cervello. È novembre 2016 e Valentina cade in un silenzio che dura 1 settimana, chiusa nella camera del dell’ospedale di Padova dove è ricoverata.
Poi qualcosa cambia.Valentina decide infatti di combattere per la seconda volta: cortisone, farmaci e operazione alla testa, e, dopo 29 giorni di ricovero, riesce nuovamente ad avere la meglio sul tumore.
Un sorriso per tutti gli infermieri, la musica che le tiene compagnia in reparto e un nuovo obiettivo: informare e aiutare tutte le donne a cui potrebbe toccare di affrontare il suo stesso percorso.
Nasce così il Progetto 29 Giorni.
Perché la metà delle donne mutate non ha familiarità. Perché il sistema sanitario nazionale, visto il costo elevato del test, lo prescrive a troppe poche donne.
Ci vogliono solo quattro mesi e Valentina, da sempre amante della scrittura, pubblica a proprie spese un libro che racchiude la sua storia. Migliaia di copie vendute, migliaia di euro raccolti. I comuni la chiamano per raccontare il suo Progetto e ciò che ha imparato dalla malattia.
La popolazione organizza incontri in tutto il Veneto e il fondo del Progetto 29 Giorni aumenta. Poi la svolta: grazie alla collaborazione con una delle società americane più importanti in indagine genetiche, Valentina inizia a offrire il test genetico alle donne che si vedono negato il diritto di accesso al test. Chi può contribuisce in parte, chi non può contribuire lo fa totalmente a carico del Progetto.
Una rivoluzione.
Dopo soli 2 anni, il Progetto 29 giorni ha dato l’accesso al test a più di 60 donne e continua a informare anche grazie all’ultima creazione letteraria di Valentina. “I geni delle donne”. Un libro che spiega in maniera semplice e chiara cosa significa essere mutati e quali sono i geni che predispongono al tumore del seno e dell’ovaio.
Perché, come dice Valentina, sapere è potere, perché solo se si ha accesso alle informazioni si possono fare delle scelte.